Perché la distopia di Orwell si potrebbe definire “la distopia perfetta”?
È vero che ha previsto il futuro?
Quali sono i suoi aspetti peculiari? Ma soprattutto… cos’è nel concreto la distopia orwelliana?
Lo scopriremo insieme in questo articolo. Ma prima, le dovute presentazioni: sono Robert, autore e Production Innovator della saga Stargarden.
«Ex tenebris» (come dicono i nostri personaggi) a voi, e benvenuti nel mondo della distopia orwelliana.
la distopia orwelliana nel concreto
George Orwell fu molte cose. Sergente dell’esercito, corrispondente di guerra, autore radiofonico, saggista, romanziere. Morì in giovane età (quarantasei anni), ma riuscì comunque a scrivere una decina di romanzi e moltissimi saggi.

Quando parliamo di “distopia orwelliana”, però, ci riferiamo a una cosa sola: la realtà descritta nel romanzo “1984” , pubblicato nel 1949.
La società di “1984”
In “1984”, il mondo è diviso in tre grandi potenze in perenne guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia.
Il governo dell’Oceania è affidato al “Grande Fratello“, un dittatore che nessuno ha mai visto dal vero e che è idolatrato come una specie di divinità.
La società è divisa in tre classi sociali:
- i membri del Partito Interno (i “pezzi grossi”, che vivono nell’agio e hanno molti privilegi);
- i membri del Partito Esterno (impiegati e burocrati, che vivono in grigie palazzine, tutte uguali tra loro);
- i prolet (i più poveri, che vivono di espedienti nelle periferie degradate).
Le tre classi sociali, per quanto diverse tra loro, hanno in comune una cosa: devono essere ciecamente fedeli ai dettami del Grande Fratello.
Devono leggere solo i testi pubblicati dal Partito, odiare gli avversari politici del Partito, parlare come vuole il Partito, sposare le persone indicate dal Partito.
La libertà personale, l’individualità, l’amore e la fratellanza sono del tutto assenti da questa società. L’unico sentimento promulgato dal Partito è la reverenza nei confronti del Grande Fratello.
Gli schermi perennemente accesi e il controllo sugli individui
Uno degli aspetti più conosciuti della distopia orwelliana è il perenne controllo che il Grande Fratello esercita sulle persone.
In che modo i cittadini vengono spiati? I mezzi principali sono i teleschermi ubicati nelle case. Il grado di vigilanza varia a seconda della classe sociale:
- I funzionari del Partito Esterno ne hanno uno per ogni appartamento, sempre acceso.
- Anche i membri del Partito Interno hanno schermi installati nelle loro case, però li possono spegnere per brevi periodi.
- I prolet sono la categoria che subisce meno controllo, infatti la maggior parte delle loro abitazioni non presenta schermi. Questo avviene perché vengono considerati alla stregua di animali: privi di mezzi e privi di intelletto e, di conseguenza, poco pericolosi.
Poi ci sono gli schermi ubicati nei luoghi pubblici: nelle strade, nelle piazze, nei locali, negli uffici, nei vicoli e perfino in mezzo agli ambienti naturali.
Ma c’è un altro potentissimo mezzo di controllo, ovvero le spie. Ogni individuo è spinto dal Partito a segnalare chi non rispetta i dettami del Grande Fratello. I bambini, fin da piccoli, imparano a origliare le conversazioni dei genitori, per poter denunciare comportamenti contrari all’ortodossia del potere centrale (veri o presunti) e mandare a morte certa mamma e papà.

3 aspetti peculiari della distopia orwelliana
In redazione abbiamo da poco riletto il capolavoro di Orwell: ecco gli aspetti che ci hanno colpiti di più.
1. La neolingua
Il Partito vuole controllare tutti i mezzi d’espressione dell’individuo, prima fra tutti la comunicazione verbale. Ecco che introduce la “neolingua”: una lingua semplificata, piatta, priva di intensità.
Per capire meglio, facciamo qualche esempio. Nella lingua standard abbiamo molti modi per definire un concetto e il suo opposto. Ad esempio, “buono” si può contrapporre a “cattivo, malvagio, perfido, reo, infame, iniquo, scellerato, bieco, amorale” eccetera eccetera.
Il Partito dice: «Che bisogno c’è di tutte queste parole? In fondo, ogni parola contiene in se stessa il suo opposto».
Ed ecco che viene introdotto il temine “sbuono” per contrapporsi a “buono”. Gli altri vocaboli sono aboliti.
E se vogliamo dare un’accezione più forte a “buono”? Nella lingua comune abbiamo “eccellente, splendido, fantastico, meraviglioso, sublime, magistrale, straordinario, magnifico” ecc.
In neolingua, invece, abbiamo “plusbuono“. Stop.
Qual è lo scopo della neolingua?
Il Partito, imponendo una lingua così schematizzata, mira a privare i parlanti di ogni sfumatura linguistica, perché così li priva anche della libertà di esprimere i concetti associati a tali sfumature.
Il linguaggio verbale non è un mero strumento per descrivere la realtà: l’uso di una determinata lingua può influenzare la percezione della realtà stessa. Significato e significante non sono due entità scindibili, ma costituiscono due elementi dello stesso insieme.
Quando parliamo di “ricchezza linguistica” non parliamo solo della bellezza espressiva di una determinata lingua, ma anche della ricchezza di idee che tale lingua consente di esprimere.
2. La riflessione (e le predizioni) sui regimi totalitari
Il Grande Fratello viene descritto fisicamente simile a Hitler e Stalin, è risaputo.
1984 è stato pubblicato nel 1949: un momento storico in cui i regimi totalitari erano una minaccia realmente tangibile per la libertà dell’individuo. La critica al totalitarismo, infatti, è uno dei punti cardine della distopia orwelliana. C’è lo spettro del nazismo appena sconfitto, e ci sono riferimenti al regime staliniano.
Ma non solo. Rileggendo il romanzo, abbiamo notato come le vanterie senza fondamento del Ministero dell’Abbondanza ricordino molto da vicino gli analoghi proclami di Mao Zedong. In particolare, ci è venuto in mente il Grande Balzo in Avanti, un disastroso piano di sviluppo industriale e agricolo che in realtà provocò una tragica carestia in tutta la Cina.
Le profezie di Orwell
Piccolo particolare: il Grande Balzo in Avanti è posteriore di 10 anni alla pubblicazione di “1984”! Quindi Orwell si dimostra ancora una volta profetico.
Ancora una volta? Sì: gli schermi che ci perseguitano e che ci controllano in ogni momento della giornata vi dicono niente sulla nostra modernità?
E poi c’è il “parlascrivi”: un sistema di scrittura automatica da parte di sofisticati macchinari, che ricorda la facoltà di redigere testi perfetti da parte delle intelligenze artificiali. Se volete saperne di più, vi invito a leggere l’articolo della collega Gardener Keri Blake “Fantascienza distopica: 5 curiosità da conoscere“.

3. La distopia orwelliana è la distopia perfetta
La distopia orwelliana è proprio come dovrebbe essere una distopia portata alle sue estreme conseguenze: completamente, inesorabilmente e disperatamente senza speranza.
Non parliamo solo del fatto che la storia finisca male. Il punto fondamentale è che nei personaggi non rimane un briciolo di umanità. Il Partito si appropria di tutto, dei loro sentimenti, dei loro ricordi, della loro identità. L’unico essere vivente che sembra essere libero è un uccellino che Wiston sente cantare durante il primo incontro clandestino con la ragazza di cui è innamorato, Julia.
Julia, inizialmente, gli dà la speranza che ci possa essere ancora qualcosa per cui valga la pena vivere. Ma presto sfumerà anche questa chimera.
Come tutti i sudditi del Partito, anche Winston è destinato a diventare un guscio vuoto, una specie di automa incapace di provare altro sentimento al di fuori di un terribile amore verso il Grande Fratello.
La distopia orwelliana e lo stargarden universe: il culto
Essendo una distopia perfetta, è ovvio che “1984” costituisca un modello di riferimento fondamentale per ogni scrittore di fantascienza distopica… Gardeners compresi!
La nostra saga non è distopica in senso stretto: potremmo definirla “cybenature con elementi distopici“. Se volete scoprire cosa sia il cybernature, potete leggere l’articolo di approfondimento “Fantascienza italiana news: nasce il cybernature“.
Un aspetto della saga che potrebbe ricordare la distopia orwelliana è il Culto, il quale riveste molta importanza all’interno del mio romanzo “Dark Eagle“, il secondo della trilogia. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Cos’è il Culto?
- Il Culto è una religione globale gestita da synt (esseri umani sintetici).
- Il Culto mira ad adattarsi sempre al sentire comune, in modo da controllare al meglio la popolazione. Per farlo, raccoglie informazioni da un gran numero di dispositivi tecnologici disseminati nelle città di Gaia (la Terra), in particolare da ambienti simulativi chiamati Nicchie.
- Il Culto, dunque, può essere assimilabile al Partito della distopia orwelliana?
Sì e no. È totalizzante, ma non è disumanizzante come il Grande Fratello, perché è nato con uno scopo positivo. Al principio, è stato portato su Gaia da entità “celesti” , diciamo così, che avevano davvero al cuore il benessere dell’umanità.
Ma poi, qualcosa l’ha corrotto…
Ok, ora basta anticipazioni, se no le colleghe Gardeners potrebbero adirarsi (a ragione).
Ancora un po’ di pazienza e scoprirete tutte le caratteristiche del Culto direttamente su “Dark Eagle”.
IL ROMANZO DI APERTURA DI STARGARDEN UNIVERSE è online: “DARK GHOST”!
In una Terra futuristica diventata “Gaia”, sconvolta dai mutamenti climatici e da un equilibrio geo-politico diviso fra potere, fede e persone sintetiche, essere umani è sempre più difficile. Ne sa qualcosa il protagonista di “Dark Ghost“!
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“Dark Ghost – essere umani non basta” è apre il progetto multimediale più cliccato della fantascienza italiana degli ultimi anni! Scoprite anche la playlist ufficiale e la colonna sonora originale!

Ma chi è l’affascinante genio incompreso il criminale protagonista del romanzo? È lui, Jo Jo Nishimura! Ricreato per voi dalla nostra Production Designer Keri Blake… che ha preparato anche delle illustrazioni stellari per i lettori che acquistano il romanzo in formato cartaceo!
Una vera delizia per gli amanti della carta stampata!
Se amate annusare i libri e sfogliare le pagine, allora l’edizione cartacea speciale di “Dark Ghost” fa proprio al caso vostro!
L’edizione esclusiva è a portata di click!
Grazie per averci seguito fin qui e, come direbbero gli amministratori del Culto: «Ad lucem» a tutti voi.
Robert.
6 pensieri riguardo “Cos’è la distopia orwelliana?”