Il Peso dell’anima: l’esperimento dei 21 grammi

L’anima esiste, e ha un peso ben preciso

Realtà o fantasia? Un esperimento del 1901 sembrerebbe provare questa tesi.

Tra evidenze scientifiche, controversie, storia e filosofia, in molti hanno cercato la verità sull’argomento. Se siete curiosi di saperne di più, questo articolo fa per voi!

L’esperimento di MacDougall

Nel 1901, Duncan MacDougall, un medico di Haverhill (Massachusetts), avviò un esperimento per determinare se l’anima avesse una massa misurabile.

Individuò, così, sei persone in condizioni di salute molto gravi. Di queste, quattro erano afflitte da tubercolosi, una da diabete e una da un male sconosciuto. La selezione dei pazienti seguì un criterio ben preciso: vennero privilegiati i soggetti con malattie che conducevano a una progressiva debolezza fisica, poiché era fondamentale che rimanessero immobili al momento della misurazione.

La procedura per determinare il peso dell’anima

MacDougall mise a punto una strategia ad hoc per quantificare i grammi delle anime misurate. Quando sembrava che i pazienti fossero prossimi alla fine, il loro intero letto veniva posizionato su una bilancia di grandi dimensioni, con una precisione di due decimi di oncia (5,6 grammi).

Questo processo era finalizzato a rilevare qualsiasi variazione nella massa corporea al momento della morte.

I risultati dell’esperimento

Uno dei pazienti mostrò una diminuzione di peso, ma successivamente ne recuperò una parte. Nel frattempo, tra gli altri due degenti si osservò una riduzione di peso al momento della morte, e pochi minuti dopo furono rilevati ulteriori cali. In particolare, una persona perse “tre quarti di oncia” (21,3 grammi) proprio al momento della dipartita.

Va notato che MacDougall scartò i dati di un paziente perché ritenne che la bilancia non fosse accuratamente tarata e ignorò i risultati di un altro, in quanto spirò mentre l’apparecchiatura era ancora in fase di calibrazione.

A sostegno della propria teoria, MacDougall pesò quindici cani al momento della morte e non riportò alcuna perdita di peso (pensava, infatti, che gli animali fossero privi di anima).

Controversie

Nonostante le interpretazioni di MacDougall sembrassero suggerire la possibilità di un peso per l’anima umana, il suo rapporto finale (pubblicato solo nel 1907) metteva in evidenza la necessità di ripetere l’esperimento numerose volte prima di poter giungere a qualsiasi conclusione definitiva.

In ogni caso, la ricerca condotta da MacDougall ricevette un netto rifiuto da parte della comunità scientifica, che sollevò dubbi sia sulla validità dei suoi metodi che sull’onestà nell’acquisizione dei risultati. Tra le sei misurazioni effettuate, solo una sembrava supportare l’ipotesi iniziale. Questo portò a speculazioni sulla possibilità di una segnalazione selettiva da parte di MacDougall, il quale avrebbe ignorato gran parte dei dati disponibili.

Inoltre, è stata criticata la dimensione ridotta del campione di pazienti selezionati per l’esperimento, e si è sollevato il dubbio su come MacDougall fosse in grado di determinare con precisione il momento esatto della morte dei soggetti, considerando le limitazioni tecnologiche dell’epoca.

L’esistenza dell’anima

MacDougall non è riuscito a determinare con certezza il peso dell’anima, è vero, ma ciò non significa che quest’ultima sia un concetto aleatorio.

L’idea che esista un’anima immortale è una parte intrinseca delle credenze umane, dagli albori della nostra storia, con una vasta gamma di rappresentazioni nelle diverse tradizioni religiose e filosofiche. Dagli antichi greci alla teologia cristiana, dall’induismo all’Islam, si tratta di un tema che ha accomunato (e accomuna tutt’ora) tutte le correnti di pensiero del mondo.

In molte culture indigene e nelle tradizioni sciamaniche, inoltre, si crede in un’anima o in uno spirito che interagisce con il mondo fisico. Queste convinzioni si basano, spesso, sull’esperienza diretta degli sciamani e su rituali specifici.

Alcune persone affermano di aver vissuto esperienze spirituali, come incontri con esseri divini, premonizioni o eventi extracorporei, che considerano come prove dell’esistenza dell’anima. Si tratta di vicende molto personali, che non trovano una spiegazione nei canoni della scienza tradizionale.

Romanzi che parlano del peso dell’anima

Se cercate un romanzo a tema, vi consigliamo “Il simbolo perduto” di Dan Brown. Il professore Robert Langdon (già protagonista dei casi letterari “Il codice da Vinci” e “Angeli e demoni”) inizia a investigare su un enigma di matrice massonica insieme a Katherine Solomon, esperta in scienze noetiche. Gli esperimenti di Katherine vertono proprio sul peso dell’anima.

La redazione Stargarden è molto affascinata dall’argomento. Jo Jo, il protagonista del primo romanzo della saga, cita il peso dell’anima nel secondo romanzo, in una delle sue celebri battutine di spirito (leggendo il libro vi renderete conto che, per quanto apparentemente cupo, ha un umorismo tutto suo!). In ogni pagina della serie, inoltre, la scienza noetica gioca un ruolo fondamentale. Se siete incuriositi da questi dettagli, “Dark Ghost” è disponibile su Amazon!

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La scienza noetica

Abbiamo parlato di scienza noetica, ma di cosa si tratta esattamente?

L’aggettivo “noetica” deriva dalla parola greca νοητικός, usata da Aristotele e Platone per riferirsi alla “conoscenza primaria e intuitiva”, considerata più elevata rispetto al pensiero logico/dialettico.

In tempi moderni, il termine viene ripreso dall’Institute of Noetic Sciences (IONS), fondato nel 1973 dall’ex astronauta Edgar Mitchell. L’istituto si pone l’obiettivo di indagare le connessioni tra l’esperienza umana personale e i fenomeni fisici. L’approccio scientifico viene integrato con ricerche nel campo del potenziale psichico, della spiritualità e della meditazione. 

La scienza noetica, quindi, studia l’influenza dell’intelletto sulla materia. Un argomento che ci sta molto a cuore, come sa bene chi ci segue da tempo… a presto per nuovi approfondimenti!

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